Malanotte

Malanotte s’inebria,
ma la notte s’ingiuria,
la provvidenza nel fondo
d’un vetro sta quieta.
Teco riesamino,
ma la notte è sinestesi,
io di nome insano,
provvedo al perdono.
Malanotte s’approfitta d’afflitte donne,
ma le ristora dal Sole Grifo.
Vent’anni di morte,
ventuno d’adone,
ventisette di predica,
quaranta d’ossessione.
Malanotte m’appare,
deludo,
non predico,
ma la notte non è senno,
brava a convivere col giusto,
pur igrata.
Malanotte m’accoglie
il viso del neutro,
diffida,
ingoio catrame,
ingannami compreso,
io non sementisco
dolore.
Ma la notte mi tinge astio,
tu va oltre,
t’assedio,
io son giusto,
Malanotte è sol restauro.

-f

Lì c’era una taverna, che si sarebbe anche potuta chiamare un corpo di guardia. Sur una vecchia insegna che pendeva sopra l’uscio, era dipinto da tutt’e due le parti un sole raggiante; ma la voce pubblica, che talvolta ripete i nomi come le vengono insegnati, talvolta li rifà a modo suo, non chiamava quella taverna che col nome della Malanotte. (cap.XX Promessi Sposi)

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