Contro l’intollerante Classicismo: Supporto alla digitalizzazione e al progresso

Se il progresso è rinnegato nelle sue strutture, se si desiderano ragazzi intolleranti verso tecnologia, sviluppo, scienza concreta, algoritmi e mercato, si decreta l’improduttività, l’inadeguatezza e quindi la definitiva rovina, impiantando a forza in essi false idee d’esistere.

  1. LA CULTURA UMANISTICA ANTI-PROGRESSO
  2. IL TERRORE DEL DIGITALE NASCE DALL’IGNORARE E DAL RIFIUTO OTTUSO
  3. COMPLICARE LE PAROLE È UN ATTO DI CORRUZIONE
  4. STEM E UMANISTICA DEVONO ESISTERE INSIEME
  5. IL PRESENTE È BELLO SE LO SI COMPRENDE
  6. AMARE LA LETTERATURA LIBERA È AMARE IL PROGRESSO
  7. ALCUNE ERRATE CONVINZIONI

LA CULTURA UMANISTICA ANTI-PROGRESSO

È la cultura classica che li ospita a non ascoltarne le necessità di comprensione, non fornendo mezzi utili per la loro stessa tutela; al contrario, la concezione umanistica, molte volte, devasta la realtà modellandola come immagine prodotta da falsi profeti d’interessi deleteri contro consumo e sviluppo. Eppure, ancora esiste chi possa essere in grado di battersi per un settore umanistico-filosofico libero dall’anti-scienza. Ragazzi che amano profondamente la seria disciplina letteraria, costretti a sottostare ad inadatti insegnamenti denaturati che non li rende capaci in quanto persone, in quanto prodotti, in quanto intelletti, in quanto uomini, in quanto padri, amici, in quanto futuri accademici. Pensa a quanto la credibilità del pensiero classico a livello di ricerca, a livello accademico-lavorativo sia andata a scemare nel tempo perché continua a rimanere ancorata ad inadatte convinzioni.
C’è più vita nel linguaggio macchina che in ogni assurda malsana inutile moderna dottrina filosofica del nulla.
Se si prosegue nell’assurda voglia d’incentivare intelletti d’estrazione classica ad essere, unicamente, solo involucri stracolmi di superflue filosofiche moderne nozioni d’imitazione subdola di una, oggi, evoluta civiltà ellenica, volte alla sola esaltazione di un presunto e immaginato passato d’idealizzato splendore, si determina l’inutilità seria del settore umanistico e quindi la caduta d’esso.

IL TERRORE DEL DIGITALE NASCE DALL’IGNORARE E DAL RIFIUTO OTTUSO

Esiste un preciso motivo se tali personalità da reels, paradossalmente, resosi capostipiti d’un pregiudizio insensato anti-digitale, non vogliono far sì di focalizzare le ragioni dei loro studenti sul lucido presente. La motivazione sta nel fatto che, col tempo, con la loro incapacità d’adottare e di capire il progresso a causa d’un atteggiamento di totale chiusura nei suoi riguardi, hanno sì maturato in loro un violento terrore per ciò che verrà. E perché ne hanno paura?
Quest’ultimo folle sentimento si scopre essere soltanto velenosa paura nata dell’incompreso, dell’incapacità, di chi osanna la purezza inesistente di un’antica ricchezza d’anima rinnegando il futuro di macchine, di non capire dove si sta andando come umanità nel suo insieme, con bisogni, necessità, doveri e idee.
Più facile negare l’ignoto che discuterne nelle unità che lo compongo. Più facile dire che i mezzi d’oggi siano di distrazione, immane proibizionismo, inutili o dannosi tanto ad abolirli, che proporre giusta educazione sull’uso sensato di schemi, pc, variabili, algoritmi ed immagini. La Filosofia d’oggi giace inutile nel complesso perché rifiuta d’analizzare ed accettare il cambiamento, condannandolo come unica fonte d’errore, orrore e dolore.
Quanto è assurdo ciò?

COMPLICARE LE PAROLE È UN ATTO DI CORRUZIONE

Non è questa la strada. Il settore umanistico non produce più opere adatte al consumo presente, adatte al mercato. Non dialoga più del modo. Mette insieme testi di parole ricercate accostate l’una all’altra senza razionalità alcuna; non s’interroga più su come si possa crescere con le migliori delle opportunità, non dà un obiettivo, non dialoga di logica.
L’uso di ricercate parole e di frasi quali eterno ritorno, saggezza dell’amore, logica-metafisica ecc. crea un senso d’inferiorità in chi legge talmente marcato che questo non s’accorge dell’illogicità della sintassi e arriva a definire l’autore del testo come proprio maestro, possessore di grandi nozioni da imparare ed accogliere perché non comprese fin da subito. L’assurdità della cosa è assoluta. Una vera e propria macchina di corruzione del pensiero che poi va a marcare magari l’accumulo, disprezzandolo, il che implica l’odio riverso alla stessa natura degli stati liberi, colpevoli dei conflitti.
È questa la moderna filosofia?
Quella che complica il concetto per impiantare nei propri seguaci il senso d’essere incapaci d’apprendere disinformazione. Testi che ingannano, indottrinato, parlando del niente con l’unico obiettivo della vendita (che tanto disprezzano poi), con l’unico scopo d’incentivare una cieca fede. Non v’è pensiero in questo, non v’è riflessione in parole messe alla rinfusa e concetti di sentimento senza tempo.
La letteratura è utilità. La letteratura è mercato quanto il più malato dei prodotti spacciati che tanto odia un paese classicista. Un paese che vive un ritardo mostruoso dettato dall’osannare. ottusamente, proprio, pensieri classicisti, senza notare il fatto che tale atteggiamento sta proprio deteriorando queste stesse idee conducendole nella più totale negligenza ed inutilità pratica.
Allora chi ama la cultura classica combatta per liberarla dall’assurdo pregiudizio che questa, spronata dalle personalità intolleranti che ne determinano i canoni, ha nei riguardi del buon progresso e della scienza. Il settore umanistico è gremito, dominato da concetti d’assurdità antiscientifica, dove il vero sviluppo tecnico è reso male assoluto per l’uomo che lo adotta e che va ignorando secoli e secoli di migliorie alla permanenza umana determinata proprio dall’indagine scientifica, dal mercato libero, dalla competizione e quindi dal merito. La fede cieca rallenta la media, rallenta il popolo, rallenta l’avvento d’un economia florida e di standard di vita migliori. Approfondire cultura classica che sia storiografia, letteratura, politica, oggi determina l’obbligo di conformarsi ad una certa visione violenta che vede la digitalizzazione come vero e proprio nemico da combattere, avverso magari allo spirito, quando è oggettivamente dimostrabile quanto lo sviluppo tecnico-tecnologico sia direttamente proporzionale alla ricchezza del popolo che la fomenta.
Libera il pensiero classico.

STEM E UMANISTICA DEVONO ESISTERE INSIEME

L’accademia filosofia smetta di riconoscere personalità del genere antiprogresso, ed immetta la scienza, i numeri, i dati, nella produzione sua. La credibilità umanistica è compromessa per tutto questo, per la sua inutile lotta alla scienza concreta; ovviamente, senza generalizzare. La quantità minima di linguisti e tante altri degni accademici, è ancorata, fermamente, legata alla giustizia dei dati e al tentativo di delineare concetti semplici e studi utili, ma continuano a rimanere confinati proprio al solo alto dialogo universitario non abbassandosi a dialogare con la massa che è, per loro colpa, bombardala da dicerie infondate di Tirannia ed oppressione della tecnologia.
Indicare ai ragazzi una via scevra dall’uso dei presenti mezzi di comunicazione, dal rifiuto espresso che essi maturano nei riguardi del presente digitalizzato che vivono ed hanno l’obbligo di capire per vivere nel pieno delle proprie potenzialità, per colpa di certi maestri fanatici e di vecchia data, implica un futuro non determinato, inadatto, non libero e non gratificante per loro che s’immettono nel lavoro senza, espressamente, aver maturato un’utilità; questo rende le prossime generazioni di stampo umanistico inefficienti per il mercato e quindi per la vita stessa, che è mercato, e non lo è da due secoli appena, ma dall’alba della stessa umana esistenza. Il posto in società va si guadagnano per ingegno, per tecnica. Non si deve certo pretendere l’unicità da tutti, ma tutti hanno diritto espresso di seguire le proprie passioni classiche ed apprendere utili concetti al fine di perseguire la propria personale realizzazione e felicità, ma quale armonia può nascondersi in correnti di pensiero che rifiutano di parlare dell’esistenza digitale per concentrarsi su una falsa e mai definita limpidezza antica?
Dov’è il rispetto per il pubblico in questo? Dov’è la consapevolezza di quanto siano fondamentali la giusta crescita dei ragazzi per il futuro di tutti?

L’arte è arte perché parla dei più e dai più è ascoltata, compresa, vissuta; se questa ha l’espresso obiettivo di rivolgersi ad un gruppo ristretto di esseri classicisti, che odiano il domani e lo denigrano in ogni forma, è dottrina, setta e culto. La disciplina filosofica moderna allora diviene inutile, anzi pericolosa per la perdita di tempo ch’essa determina nel suo studio e per le credenze infondate da essa delineate.
L’arte è per il mercato, perché il mercato è vita e l’uomo non diviene vittima d’esso se rimane libero dalle sue imposizioni, se ha la ragione predisposta ad accogliere il proprio presente, a capirlo, a viverlo nel migliore dei modi; e per far ciò, proprio per esistere nella più logica delle maniere, il senso umanistico deve smettere di disegnare una fazione opposta alla scienza definita “pratica”, smetterla di opporsi ad essa come l’alternativa giusta al capitale, alla digitalizzazione, perché ad oggi non è capace di farlo, rimasta com’è relegata a una manciata di persone che beneficiano materialmente ad alimentare questa falsa visione di un’esistenza che deve tornare alla purezza dell’antico e rifiutare il moderno.

IL PRESENTE È BELLO SE LO SI COMPRENDE

Convinciti che mai v’è stata una purezza. L’uomo è bestia per definizione. Non c’è decenza in esso come singolo individuo, ma nel valore che egli dà alla comunità, al contributo suo alla storia di tutti. Mai v’è stata purezza in lui solo, ma sa, se ha imparato, adottare letteratura per definire un minimo a cosa la vita va rivolgendosi.
Questo è, per storiografia, il periodo più degno di tutta la storia umana. È il mondo occidentale più bello in cui esistere. Mai è comparso tanto splendore, tanta libertà, tanta ricchezza in ognuno, eppure continuate a negarlo, a fingere, a mentire, a falsificare la storia per interesse. Oggi l’Occidente è bello, è libero perché illuminista. Tu supporta la digitalizzazione selvaggia, permetti ai ragazzi con voglia di storia, etica, morale e filosofia, d’essere pronti ad affrontare il mondo per quello che è; permettigli di apprezzare il proprio presente che è totalmente luce rispetto all’antico tanto osannato, senza impiantargli dentro tali nozioni di etica fenomenologica false e degradate, ideate per la sola voglia di status. Il paradosso è che mai la letteratura è stata tanto intollerante verso ciò che verrà, tentando sempre di mai opporsi allo STEM, alla tecnica, perché la stessa lingua è sviluppo e scienza.

AMARE LA LETTERATURA LIBERA È AMARE IL PROGRESSO

Se si ama la letteratura, il pensiero, si ama la vita e chi ama la vita ha voglia di descriverla per quel che è, con ogni suo violenza da comprendere e limitare, con ogni sua bellezza da esporre. Tutto il resto è dottrina.
Qui non vi sono due fazioni opposte che vanno confrontandosi nell’assurdo delle proprie convinzioni. Due parti della conoscenza, tra pensiero tecnico e umanista, ed è pure errato separale per incentivare il senso d’idolatria nell’una o nell’altra sponda. Entrambe hanno l’obbligo di collaborare per scienza, null’altro ha senso.
Chi cerca un nemico, lo trovi nella Tirannia aggressiva, nelle minacce armate a lui rivolte, non nel suo intimo progresso, che piaccia o no oggi è mercato, industrializzazione, commercio e digitale.
Se la filosofia-letteratura (denominata come meglio preferisci) smette di parlare dell’uomo e dei modi col quale esso acquisisce l’abilità d’avvicinare la sua convinzione al vero dell’indole del creato, marcia contro la sua stessa natura di nobile disciplina, così smette d’essere proficua, produttiva, capace, così smette d’essere ascoltata e viene limitata alla Setta intollerante di malati classicisti.
Letteratura libera.
Qui non c’è motivo d’essere avversari, v’è solo motivo di progredire, di dar manforte alle nuove venute, renderle consapevoli donando loro i giusti mezzi tecnici e i giusti modi di adoperarli.
Cesare esposto in pergamene di papiro invece che su schermi oled non rende i Commentarii meno grandi di quello che sono e sempre saranno, anzi dona al lettore modo di dar risalto alla congiunzione tra quel che fu e il suo presente vissuto alla miglior maniera.
Digitalizzazione è ricchezza.
Abbi la facoltà di distinguere amore per la cultura classica e il culto suo intollerante, ossessivo del classico. Paese che fa del passato una gloria immutabile, di cui non va discutendo, ma lo adotta solo come voglia d’esempio e modello assoluto, è destinato alla rovina.

ALCUNE ERRATE CONVINZIONI

Combatti e smonta alcune convinzioni che statisticamente maturano in un paese chiuso al progresso, dominato da lobby faziose e da concetti non dimostrabili, da letteratura ed arte mediocre:
1. I titoli accademici non implicano l’immunità dalla critica. Un individuo che matura titoli non deve essere esente dalla valutazione e dal dialogo, perché di carriera già avviata, anche se prospera. Il dubbio va protratto a tutti, soprattutto a chi appartiene all’accademia solida. Possedere una cattedra non implica l’impossibilità di dire falsità o d’errare. Dubita sempre.
2. Il progresso è di chi lo adotta. Un sistema scolastico basato su fanatismo dell’antico produce individui inutili al mercato e con meno possibilità di realizzazione. Libera il sistema scolastico dal vecchio e immetti in esso la competizione, l’efficienza e la digitalizzazione selvaggia. Spronare il meglio ad emergere sempre è la priorità.
3. Il complesso d’inferiorità non va maturato dinanzi a nessuno, nonostante titoli, potere, ricchezza, altrimenti va plasmandosi una devozione cieca e indottrinante. Dinanzi così si ha un profeta, non un maestro. Il complesso deve essere del degno esempio e del modello di necessità da adottare, soprattutto se si è ancora tanto giovani.
4. Se non si è compreso un testo di complessi vocaboli non si ha l’obbligo di convincersi della propria inadeguatezza, ma è lecito adottare dubbio in merito ai concetti appena letti. Forse non si è compreso il paragrafo perché è illogico per origine, di parole poste senza scopo e concetto, ma solo per forma. Diamoci valore in quanto lettori, pubblico e ragazzi e chiedi logica e senso, non aulici vocaboli inutili.
5. Necessità di pretendere rispetto per la vita vuol dire rispetto per sé stessi e per il proprio tempo che non va sprecato in folli dottrine. Il pubblico non è un numero da accrescere, ma agglomerato di persone da soddisfare, migliorare, conservare nella propria bellezza
6. Ragazzi senza guida, che può definirsi tale, vittime d’ideologie malsane maturando paura per l’industria, per la ricchezza. È falso convincersi di questo mondo di motori immobili e di bianche vesti. I ragazzi meritano di seguire il pensiero classico con lucidità, con abilità di definire difetti e pregi dell’indagine umanistica, trovando realizzazione per sé e per le proprie esistenze.
7. La letteratura non è relegata alle pergamene, alla voglia rinascimentale, a personalità con terrore dell’algoritmo ignoto che espongono il proprio deleterio risentimento riverso alla digitalizzazione indottrinando coscienza fragili e giovani alla malignità dell’IA. La letteratura, quella buona, dialoga d’esistenza, d’umanità e della sua crescita anche con linguaggio macchina, scienza, cifre. La letteratura e il senso umanistico rispetta lo STEM e rispetta i suoi lettori con merito d’avere un utile riflessione sui più svariati argomenti concreti, così da ergere degne storie e degni finali.
Letteratura, Filosofia, cultura classica, libere dell’oppressione dell’antiprogresso e dell’intolleranza al digitale.


2 risposte a “Contro l’intollerante Classicismo: Supporto alla digitalizzazione e al progresso”

Lascia un commento