Note sull’Italia del Nemico Comune divisa in fazioni unite nell’odio

Al futuro noi, sii sereno

L’odio è radice d’ogni buona creatura, controversa perché viva, buona perché razionale, ordinaria, comune, produce e consuma, obbedisce e viola; se consapevole, essa non nega e né scredita l’essenza di una delle sue molecole più tetre, indomabili, confuse, sconosciute e affascinanti dell’umana natura tutta.

  1. INTRODUZIONE ALLE PRIME NOTE SULL’ODIO
  2. CONOSCERSI E CONOSCERE SONO ANTIDOTI CONTRO GLI ESTREMISMI
  3. QUANTO NOCIVO È RIUNIRE LE PERSONE PER ODIO COMUNE
  4. IMPOSSIBILE È ESTINGUERE L’ODIO UMANO
  5. LA DIPENDENZA
  6. ALCUNI ESEMPI D’AZIONE DEGLI ESTREMISMI, IL SOCIALE ITALIANO FOMENTA L’OBBLIGO DI SCHIERARSI,
  7. È UNA PENISOLA CHE NON HA NIENTE DA OFFRIRE PIÙ DI UN NEMICO
  8. QUESTI VOGLIONO

INTRODUZIONE ALLE PRIME NOTE SULL’ODIO

Il soggetto cosciente, al contrario del suo simile indottrinato alla fede e chiuso a nuovi approcci, studia il vigore della sua capacità di sentire ribrezzo accogliendo la necessità di capirne il più possibile in merito. Con desiderio acceso di saper cosa s’è capaci di fare e dire, abbracciare il nero rancore come parte non scindibile di sé e discuterne in proposito, diventano imprescindibili azioni al fine d’avvicinarsi il più possibile al nucleo delle proprie radici diramate poi crescendo in terrore, avversione e sgomento. S’arriva a legare l’odio al proprio esistere e lo si accetta in ogni sua molestia se lo si approva quale parte di sé. In questa nuova nostra raggiunta coscienza che dice proprio a noi di vivere come vittime del nostro invidiare e maledire, non v’è nula di cui vergognarsi, altrimenti si dovrebbe ora screditare tutto l’essere nostro che sull’odio si sorregge e questo non è certo l’obiettivo del manifesto.
Il vero scopo del testo verte ad un primo approccio d’analisi dell’Odio e preme ad evidenziare com’esso, quando adoperato dalle divisionali dottrine nella sua sconfinata potenza d’accecare e distrarre le ragioni, plasma, orribilmente, seguaci devoti a quest’ultime, distruggendone gli intelletti e le stesse vite.
La rabbia condivisa dai succubi degli estremismi, non nata loro, ma guidata o accresciuta da avvelenati movimenti di massa li accumula e li accumuna tutti in una folla gestista solo da una tossica avversione verso un concetto, un uomo, una classe sociale ecc.
La dottrina assegna loro un nemico comune da detestare, corrompendoli fino al midollo a tal punto da smarrire giudizio e criticità concreta.
Il risultato del processo danneggia il sociale e noi tutti. Crea guerre di fazioni. Idea una falsa necessità di schierarsi con l’uno o l’altra corrente minimizzando la ragione e l’analisi intellettuale, fomentando la frenesia dell’estremismo più ottuso.
Una massa che odia cieca senza analisi e riflessioni è solo un sanguinario ed inconsapevole esercito del nulla e va aiutata.

CONOSCERSI E CONOSCERE SONO ANTIDOTI CONTRO GLI ESTREMISMI

Partendo dal presupposto di quanto sia errato porre la discussione sul tema dell’odiare al fine di tentare, vanamente, di quantomeno concepire un vero e proprio antidoto al nostro esistere come individui con abilità pratica di offendere, si può dimostrare che vi sono, in superficie, alcune tratti della nera rabbia che operano quasi egualmente in ogni singolo essere che n’è colpito; questi effetti, se non affrontati con consapevolezza razionale, designano terreno fertile per la generalizzazione bigotta e l’allarmismo infondato.
Il danno per il sociale è incalcolabile quando poche di queste correnti dottrinali, divisorie e parassite, con studio concreto sugli effetti della rabbia sociale, riuniscono (approfittando proprio del facile uso di questi per proprio tornaconto) una grande porzione di massa sotto un unico odio comune fomentato per slogan, spesso disinformativi, intolleranti ed assurdi. Va a definirsi il nemico di tutti e la massa, che ne ignora la natura, s’unisce per odio espresso che sia rivolto ad etnia, sesso, produzione, capitali ecc. Chi sono le vittime designate alla malata propaganda? Chi giace sottomesso a personali insicurezze è più abbietto ad accogliere la falsa e idealizzata lotta al nulla; questo rende l’intolleranza delle dottrine ancora più palesata agli occhi di chi scruta razionalmente, ma resta invisibile ad una ragione affannata, stanca, che non si conosce nei difetti e nelle capacità. Le Dottrine sopracitate non tengono conto d’ogni individuo in quanto tale; come visto, esse solo calpestano, spudoratamente, le paure d’ognuno; falsamente le accolgono fornendo un’illusa risoluzione che è rapida quanto il muoversi della folla a cui ci si ammassa in odio, ma è bugiarda ed idealizzata, mai porterà alla gioia sperata. Chi odia ferocemente smette di chiedere ed opera con azione slegata all’intelletto. Uccide e disinforma per accrescimento di status del proprio leader. Quindi, consapevoli di sé stessi e delle proprie abilità, diviene più complicato sviluppare il desiderio di idearsi autonomamente un nemico, bastiamo noi stessi a danneggiarci.
La consapevolezza di sé e del mondo protegge dagli estremismi.

QUANTO NOCIVO È RIUNIRE LE PERSONE PER ODIO COMUNE

Ogni nemico comune non è poi così longevo. Parlandone in termine pratici, radunare persone sotto le grida d’un odio necessario è certo più facile, ma idea castelli di carta pronti a crollare da un momento all’altro. Riunire individui consci sotto una pratica, consapevole, utile e dimostrata idea, è tutta un’altra cosa; processo di certo più complicato e dispendioso, ma definisce, sicuramente, i migliori risultati per il sociale ed il futuro di tutti. Le chiuse Sette e la pratica filosofia d’un idealizzazione di patria, razza, perfetto mondo e così dicendo, è danno a carico d’un vero reale che mai potrà essere esente dall’aggressione. Forse la vita la si può solo migliorare unendosi in serio e pratico compromesso, disegno di ciò che è giusto per il libero agire della maggiore non definisce mai perfezione, ma dubbio e compromesso.

IMPOSSIBILE È ESTINGUERE L’ODIO UMANO

Si potrebbe allora combattere la possibilità di divenire schiavi dell’avversione più pungente, imparando ad estinguerla in noi per davvero? Imparando come non sentire più male alle viscere, andrebbe a definirsi un noi più efficiente?
Lo credevo in parte, ma le prove a supporto sono scarse. I tentativi d’uccidere l’odio d’ognuno definiscono ed abbattono l’umanità esistente in ogni involucro e questo paradossalmente definisce qualcosa di inefficiente per definizione. Un individuo che perde passione e quindi odio perde natura, cede alla macchina e al calcolo e mai con queste potrà vincere il confronto sulla tecnica; quindi, ad oggi son convinto che preservarsi verte all’equilibrio tra azione illogica e scienza concreta, crescendo comprenderò?
Essere umani è bello finché s’è liberi. Negare l’odio è negare sé stessi. Uccidendone e ignorandone gli effetti laceriamo solo noi, tediandoci e ferendoci da dove più s’avverte il male. Impossibile è estirparlo, ma comprenderlo, quasi sicuramente, lo è.
L’odio lo si controlla nel migliore dei modi possibili allora solo conoscendolo e conoscendosi, non v’è altra strada. Con voglia, come detto, di sterminarlo dagli interni e spegnerlo per l’eterno ci si illude in malo modo. Queste sono sì, forse, azioni assurde perché s’andrebbe (se fosse possibile poi) a mutilare una parte dell’IO inglobata dal suo nucleo primario; quindi, di conseguenza, soffocando, in teoria, l’abilità d’odiare, s’andrebbe a estinguere, per deduzione, l’intelletto e l’esistere, definendo, come detto, un corpo che si muove per solo raziocino e conicità privo d’ogni stimolo amico e contrario, ossia calcoli che in decisioni d’equilibrio tra moralità, efficienza e produttività non possono essere mai adoperati efficacemente. È facile intuire il tentativo inutile e improficuo che s’andrebbe a compiere attendendosi alla voglia infondata d’abortire il disgusto. L’essere umano ne ha necessità per comprensione di sé e del mondo.
Niente sterminio di noi, ma equilibrio e discussione possono convincere?

LA DIPENDENZA

L’odio è molecola legata al nucleo primario e allora la psiche ne brama l’assimilo. L’adrenalina provata nel disprezzo è causa di un suo bisogno sempre più grande, sempre più irrazionale, cieco e folle. Questo rende un individuo generico, di cui si osservando, con lucidità, le fragilità, le insicurezze e i timori di cui non ha consapevolezza, manipolabile dall’interno solo alimentando la sua necessità primaria di sentire frustrazione. L’odio fomentato alle nuove etnie in Europa né un esempio, che è semplice accorgimento nel vedersi dall’emigrazione minacciato in quanto, erroneamente, ci si attribuisce parte di un gruppo sociale ben stabilito immerso in un mondo dinamico che muta i tratti ed i colori e non ne si comprendere il motivo. Ancora, l’intolleranza al digitale e la vera e propria forma di terrore verso i nuovi approdi ad esso è altro degno accorgimento nel convincersi del proprio senso di impotenza e piccolezza dinanzi ad un cambiamento in atto che se non lo si analizza nelle origini, nei modi e nelle prospettive, non può divenire altro che nemico da temere e distruggere; in risposta al fatto tangibile che in noi non si sono sviluppati mezzi per accogliere e migliorare il fenomeno. Mille altri esempi sono possibili, dall’odio ai capitali accumulati, al mercato in espansione, all’industria in generale, al prodotto, alle lotte per il sostenibile fatte senza criterio, senza calcolo, senza analisi di rischio e incentivo alcuno, perché accecati s’è dalla frenesia della propria guerra.
Le dottrine allora si formano con parsimonia. Con esse ci si convince dell’inesistenza della propria paura, delle limitazioni in quanto carne insensata e si abbraccia la lotta cieca fomentata sulla sola irrazionale voglia d’allarmarsi e danneggiare. Più si trascurano esperienze volte all’approfondimento di sé come forma di passioni, idee, repulsioni o meglio stimoli, più aumenta la probabilità di divenire vittima del processo d’origine di dipendere ferocemente dal sentire repulsione violenta per un singolo essere, concetto o idea che a noi risulta contraria.
L’esistenza vincolata alla rabbia è anche vincolata all’ignorare le necessità proprie e del prossimo, essa porta solo alla distruzione.
Si esiste solo se il nemico esiste, null’altro allora più conta. Il talento e l’unicità dell’individuo periscono con lui.
Non lucido, l’individuo ammaestrato, s’aggrega alla dottrina e si muove solo con lei, senza più abilità nel distinguere, se vi sono, tratti benefici che il soggetto da lui odiato ha in sé, etichettando tutto ciò che esiste nel nemico come danno da limitare. Capisci che il sociale intollerante, soggetto a dottrine ed ideologie di parte, caduto nella dipendenza di sentire sempre più rabbia, abbatte ogni sua dinamica sfumatura e perde azione razionale efficiente smarrendo abilità di decidere nel giusto e quindi capacità attiva volta al sopravvivere?

ALCUNI ESEMPI D’AZIONE DEGLI ESTREMISMI, IL SOCIALE ITALIANO FOMENTA L’OBBLIGO DI SCHIERARSI,

Generalizzando ogni Setta come dannosa, opero nel loro stesso campo con voglia di accumulare più seguaci possibili nella lotta a loro? Non ho una vera e propria risposta e non so nemmeno dove tutto questo mi porterà un giorno. Ho solo paura d’essere vittima e tento a preservarmi manifestando ogni lecito dubbio ed insicurezza. Ogni azione ed ogni parola sembra spingermi in direzione di indignarmi per obbligo. Fulminato dalla rabbia dovrei io dire che tutto è male e bruciare capitali, far crollare economici sistemi per poi mettere cosa? Uccidere produzione e consumo per sostituirlo con cosa? Dividere l’Europa in parti autonome. L’Occidente è ostile, ma chi sono allora i buoni? Affondare barche con vittime a largo in nome d’una falsa credenza di purezza di un popolo che difende un’identità che neanche è in grado di definire, perché, ingenuamente, è rinchiuso nella sua fede ipocrita? Tagliare carbonio, abbattere industrie in favore di generatori ecologici inefficienti oggi, ignorando i criteri di una transizione non progressiva e analizzata nel rischio, per mia ossessione di un verde mondo idealizzato che finge d’avere a cuore il benessere del sociale e intanto lo spinge verso la rovina per rispetto del proprio credere non dimostrato, senza prendere parte ad un processo razionale e progressivo che volti, per davvero, al sostenibile?
Per me sono tutte parti dello stesso agire indottrinato. Sette inadatte che pur d’aderire sempre e comunque al loro credere, danneggiano il prossimo senza alcun ritegno. Dottrine estremizzate, tutte parti della stessa tossina.

È UNA PENISOLA CHE NON HA NIENTE DA OFFRIRE PIÙ DI UN NEMICO

Una penisola intollerante nell’insieme, che si alimenta del veleno della sociale invidia, nello screditare le migliorie, nel falso buonismo e supporto a classi disagiate; i cui ingranaggi vanno muovendosi per favoritismo e servilismo, arretrata nelle innovazioni non accolte, cresce i suoi figli nella necessità folle del procacciarsi un nemico perché non di meglio sa offrirgli.
Ogni piccolo incastro indirizza la vita verso quella insana direzione del dire: Io odio. Ed è forse accettabile in parte, perché se non s’odia non si esiste, ma tale che questo senso va distribuito in parti eguali anche verso sé e non solo verso il prossimo, così da meglio sopportarne il peso, e anzi così da trarre nel male del proprio dispiacere una via verso l’accettazione tramite miglioria della propria persona, del mondo in cui si è immersi, della socialità e della lotta. Interrogarsi con raziocino è essere utili. Volere, per forza, disprezzare è essere nocivi. Il sistema di schieramenti obbligati è fallace, lento ed inefficiente.
L’essere umano è più complicato di così, non va rinchiuso in fazioni insulse.

QUESTI VOGLIONO

Questi vogliono, lo fanno inconsciamente forse, smistarmi in una certa classe sociale, in un certo partito, in una certa dottrina, in un certo modo di pensare non definito che chiamato parte di destra-sinistra, in una certa scuola a me adattata. Obbligano a schierarsi, a non vedere l’errore e il bene di ogni pensiero che sia espresso con criterio e dialogo. Dicono ed obbligano nella scelta di far parte di una certa corrente astratta che va costringendomi a dare loro manforte su ogni lotta avanzata, anche se continuo a reputarle vane.

È una penisola dominata dalla divisione idealizzata del proprio popolo priva di ogni iniziativa razionale, degna di essere chiamato tale. Un luogo di lotte frazionistiche è oggi oppresso tremendamente da ideologie, da estremismi e da dottrine che ne frenano lo sviluppo e il buon senso logico. Libera.

“La rissa” di GaspareTraversi 1753-54


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