La necessità, emersa dopo Vienna 1815, di definire un ente concreto che potesse regolare l’equilibrio tra i nuovi moderni Stati europei fa emergere una delle più scomode verità dell’umana natura tutta. Tra popoli al confronto, la malata supremazia dell’uno o dell’altro ente non potrà mai essere soffocata in modo definitivo, almeno non per i millenni a seguire, uno di questi individui desidererà sempre, in modo perverso, prevalere su tutti gli altri e dominare il continente.
- DA VIENNA 1815, LA STORIA E IL LEVIATANO
- NESSUNO PREVALE SULL’ALTRO, L’EQUILIBRIO EUROPEO
- LE FORME DELLA SUPREMAZIA
DA VIENNA 1815, LA STORIA E IL LEVIATANO
Il leviatano sociale che inghiotte i terresti rivolti in su e prestati alla frode di una fede rivolta al cielo è un malaugurio. Il quadro dell’Adorazione del Santo di nome di Gesù di El Greco ad oggi andrebbe, obbligatoriamente, a modificarsi nell’adorazione della capacità di riconoscere e adoperare le perversioni d’uomini per garantire la tutela della collettività.

L’Adorazione del Santo Nome di Gesù di El greco realizzato nel 1579
Da Vienna 1815 maturò la voglia del confronto e del dialogo per tutela degli intereresti di tutti che legati alla ricchezza di materia vanno legati anche alla ricchezza della vita del singolo. Iniziano a riunirsi i congressi, da Parigi 1856 a Berlino 1878. Ad oggi, però, vanno adunate le idee in merito all’unione di loro tutti; migliorare il legame tra popoli tanto diversi e ridisegnare un modello che possa difendere con certezza l’equilibrio e la stabilità della vita spesa all’interno del Vecchio mondo Europeo. Dov’è la visione positivista di Rosseau nel vedere l’uomo in natura e privo di Stato tanto degno? Perché il sociale, se tanto ha in sé il male della discordia d’uomo, non si sgretola? Perché gli stessi membri che compongono l’apparato Statale non lo smantellano pezzo per pezzo?
Forse perché non v’è ad oggi un’alternativa al mondo degli Stati e dei Continenti. Forse mai ci sarà. Forse il contratto sociale è la più grande delle invenzioni d’uomo, come professa il Leviatano, o forse la più ignobile. Non so dirlo, è complicato anche solo arrivare a pensarlo, radicati ed immessi, come oggi, in questo modo di vedere e vivere la convivenza. Vienna 1815 propose, sì, una risoluzione per il bilanciamento dei poteri tra i popoli europei continuamente in sanguinaria guerra, ma tentò anche di ristabilire, erroneamente, il mondo estinto dei Re Assoluti che la Francia aveva talmente sconvolto mostrando agli uomini un modo di vivere alternativo alla sacra monarchia, che questa non poté più far ritorno per molti degli Stati che dopo la rivoluzione cominciarono a interrogarsi su come proseguire sulla giusta rotta. Insomma, se non esiste una risoluzione adeguata per l’equilibrio del continente, se nessuno ha ancora mostrato un disegno attuabile che possa sostituire questa realtà di esportazione, tecnologia e mercato(forse ancora sono io a non conoscere autori di questo calibro e abilità) oggi allora rifletto, per svago, sull’Occidente in equilibrio, forse.
NESSUNO PREVALE SULL’ALTRO, L’EQUILIBRIO EUROPEO
La sofferenza sveglia gli uomini dall’illusione millenaria di una speranza rivolta all’altra esistenza loro, non dimostrata. Su cosa l’uomo possa agire oggi, in fine, è vincolato alla sola terra, alle nazioni sue, alla famiglia e alle norme atte a tutelare tutti i concetti che ad esso stanno a cuore. L’equilibrio politico si regge sulla definizione che nessun popolo o Stato checchessia debba mai possedere la forza di sottomettere tutti gli altri suoi fratelli con cui è in contatto nel continente. La superiorità dell’uno è, però, un fatto, o lo è in ogni epoca umana. Attenzione, non nel senso di riconoscenza di dominio ottenuto per bigotto diritto di nascita (come accadeva per la sacralità dei monarchi dei moderni Stati); la superiorità di uno è dei meriti più vari: di adattamento, lavoro, consapevolezza e studio. Questa nostra dimostrazione di forza e egemonia non è certo di nascita ambigua, legata alle origini del popolo preso in considerazione e prestata a glorificarlo illogicamente per lo scopo d’aggredire e inglobare le altre regioni del mondo abitato.
Nessuna credenza sacrale dogmatica e violenza per imporla è contemplata e supportata da questo testo.
Nessun essere nasce superiore all’altro per diritto e natali, ma acquisisce superiorità in uno specifico campo col lavoro degli anni fino a poter imporsi. Questa superiorità negli Stati si manifesta in ambienti quelli innovazioni, benessere interno, esercito, esportazioni e via dicendo. A questo punto, l’imporsi sembra di diritto quando si sono raggiunti degni ed esibiti risultati.
La voglia di supremazia non può andare a scemare in popoli prestati all’inevitabile confronto tra loro stessi. Infatti, come si stabilisce il miglior modo di crescere, se non esistono modelli in conflitto e un modo per metterli egualitariamente in paragone? Se esiste competizione, ed è naturale che si sia, allora esiste innovazione nel campo, passi e progresso che portano a primato dello Stato. Andare a intaccare il mercato, a sforzare l’ingegno di appiattire e portare, con forza, tutti allo stesso livello di bassezza, porli e stanziarli al baratro senza far si che questi Stati avanzino ulteriormente, è un’utopia bella e buona, oltre che una violenza. Questo genera, come dimostrato in secoli di occupazione estremizzata, la sola distruzione dei modelli.
L’equilibrio politico allora è impossibile da raggiungere? Impossibile far si di tracciare la forza delle nazioni ed una linea di confine da non superare per non mettere in pericolo gli altri suoi fratelli?
LE FORME DELLA SUPREMAZIA
L’egemonia del campo si manifesta in diversi modi, il più distruttivo per gli esseri umani è il confronto militare esteso. Quindi bisogna sì porlo come ultima ed estrema conseguenza, ma non si può certo azzerare la possibilità di entrare in conflitto armato; questo porrebbe un popolo non pronto all’impiego militarizzato in continuo pericolo di perenne estinzione. Ciò accade perché proporzionalmente è impossibile azzerare la possibilità di un’aggressione esterna per naturale predisposizione umana ad essere vittima di gloria e trionfi; quindi, poste tutte le nazioni al livello del non impiego di un esercito, verrebbero tutte sottoposte al possibile danno di qualsiasi piccola organizzazione che tenta l’armamento e l’aggressione. C’è allora equilibrio in un continuo tempo senza impiego di difesa e monitoraggio dove la preoccupazione per un possibile attacco non riesce e garantire il vissuto di un’esistenza serena?
Se la risposta è no, allora serve forza armata per salvaguardia e sicurezza interna.
L’equilibrio, infatti, paradossalmente, è proprio della supremazia. Il confronto regolare e il dovere d’esprimere i successi raggiunti dal proprio Stato porta alla promozione del concreto rispetto di vita umana e ambiente con l’incremento proporzionale dell’innovazione ad esse legate. Se la voglia di imporsi è desiderio arduo da debellare per gli esseri in terra, che allora la si promuova in modo razionale, in una forma che non vada e ledere o a creare danno a civili e che realizzi la Pace. Che la supremazia allora sia del mercato, del benessere della popolazione, dell’accoglienza, del buon impiego di risorse e della buona capacità militare che, come detto, è indispensabile. Proprio il concetto di stabilire chi è il più forte tra noi deve pur forse andare verso quella del degno esempio e non del più brutale esercito per non provocare ulteriori massacri. Serve l’ideazione di un modello europeo di imitazione estera, di buon impiego e risultati, facendo si di attuare un processo di salvaguardia delle altrui culture e allo stesso tempo di occidentalizzazione dei modi di confrontarsi nel rispetto e nella tutela. Ora, parlare di rispetto è concetto soggettivo in ogni essere e nazione, per questo la necessità prima del modello Europeo deve essere l’assimilazione spontanea e consenziente degli altri all’esterno. Per meglio essere compreso, il modello europeo unito deve, attraverso un lungo processo di miglioramento interno, competere con l’Oriente sui numeri della ricchezza materiale e dei valori civili. Il perfezionamento della vita del singolo individuo deve andare di pari passo con quella dell’unione che va trattata come unica imperatrice di tutti, che tutti nutre e che tutti migliorano. Un equilibrio Europeo raggiunto nel suo interno con forza e consapevolezza dei punti in comune tra ogni popolo portato ad abbracciare la tolleranza della diversità come vera e propria sua ricchezza. Un equilibrio europeo che agisca per difendersi nel mentre, all’esterno, i suoi valori van violati; che sappia riconoscere gli affronti ad esso arrecato ed intervenga prontamente per scongiurare una possibile minaccia alle idee occidentali di tolleranza, diritto umano e morale. L’azione è monitorata nella diplomazia, nell’impiego militare che non è solo volto alle bombe e determina la capacità di difendersi dello Stato continuamente tenuta sott’occhio da chi vuole il suo rovesciamento.
L’equilibrio europeo è un accordo fondato sugli ideali di salvaguardia e tutela, primi cardini del benessere umano. L’unione deve perseguire la felicità individuale e mostrare quanto essa sia legata alla felicità collettiva. Il nuovo equilibrio Europeo deve andare ad adattare al mondo d’oggi. Un accordo sulla difesa che mostri al mondo un giusto modo d’azione per salvaguardia. Ogni persona annessa all’Occidente trattata come risorsa primaria, con accoglienza per i modi, con ascolto di proposte in dialogo.
Il leviatano che si ha in mente è, però, molto più cruento di come l’ho ridisegnato perché dagli interni esso produce, dialoga, inventa e riflette, ma sa, comunque, aggredire se minacciato e lo dimostra, ma non è aggressore né tiranno, non si impone sul mondo con l’occupazione territoriale, il colonialismo o la distruzione, ma accaparrandosi il mercato e la ricchezza tramite ricerca, produzione, lavoro e interrogazione di sé e del resto. Un mondo occidentale dove la felicità umana è sviluppata per davvero, senza mezze teorie di convenienza che s’adattano al fine imperialistico. Dove ogni perversione primaria di supremazia è riconosciuta quale naturale, ma modificata artificialmente crea una competizione non volta al genocidio. Un equilibrio Europeo interno in grado di risistemare quello oltreoceano e oltreconfini. Un equilibrio Europeo riconosciuto, attuato, apprezzato, imitato, che attrae chiunque sia alla ricerca di una vita migliore.
