Fantasticare di Violenza era un conforto naturale. Sono stati quei teatrini “io e loro”, “destra-sinistra” e il fastidio che mi dava alle viscere vederli vomitare sentenze a salvarmi. Maturò in me il terrore folle di sprofondare in quei deliri e diventarne parte. Ho capito così che per non essere trascinato nel fondo, a sguazzare nel medesimo fango dove gli estremismi vanno scannandosi, sbavando e gioendo per la morte di un “nemico” disumanizzato, occorreva imparare a tenere a bada l’Odio e l’eccitazione da sangue. L’Europa si disgrega sequestrata da ideologie e dottrine in lotta a sollecitare perpetua ignoranza, odio e divisione che sopprimono il pensiero e il dibattito utile. Un noi e un loro, bene e male, una destra e una sinistra. Un mondo falso e dicotomico. Minoranze di violenza predano una maggioranza nata sana, ma ad oggi senza punti di riferimento e educazione, speculando infami sul bisogno umano di uccidere inventandosi l’Oppositore da dare in pasto alla folla inferocita che scalpita. Vanno socialmente messi all’angolo, entrambi i poli, emarginati con l’alternativa e il ritorno al buon senso. Vanno date ai ragazzi le competenze tecniche e filologiche per stare al mondo. Una scuola. Va dato loro il modo di emanciparsi, affinché le dottrine e la frustrazione sociale non li facciano schiavi.
Chiedono morte, si moltiplicano. Una calca feroce di anonimi nella vita e in rete commenta la cronaca senza degni mezzi di giudizio, logica, razionalità; si polarizza nella caccia per appagare lo stimolo erotico e sventrare la preda di turno. Maledire fomenta la dipendenza da gogna mediatica, da sangue, cosicché passare alla prossima vittima diviene corporale bisogno. Compiacersi del nemico, o almeno quello che loro percepiscono come tale, riverso a terra tra i rantoli dei liquidi corporei e gli organi esposti, li fa gemere. In antitesi, se non sono io dotato, per natura o per istruzione, di buone unicità da esporre, finisco a divenire lo stereotipo della mia provincia disastrata, dell’ambiente che vivo e, a quel punto, l’unica salvezza sta nella ricerca strenua di un Ostile da sopprimere; me lo fornisce la falsa politica delle due piaghe che agli inetti si rivolge e tira dentro anche gli onesti, corrompendoli uno ad uno. Il mondo scisso in due stramaledetti e falsi pezzi contrari. L’Online si aggiunge ed annichilisce ogni sfumatura che giace tra i due, nel mezzo, e supporta lo schema bipolare della mediocrità. Due parti agli estremi opposti, solo in teoria, nei fatti, poi si assomigliano. Una parte tira dentro l’assassino e lo proclama eroe, l’altra professa vittimismo; in seguito, vanno invertendosi i ruoli a seconda delle scabrose dinamiche del giorno, dell’attentato, della tragedia. Entrambe sono violenza in egual misura e professano morte in tal senso. Estremismi, facce della stessa medaglia che in società liquida odierna sfociano nello stesso rivoltante nulla, globalizzati si uniscono, divengono la stessa identica cosa. In periodi adiacenti passano da carnefice a preda. Esistono l’uno per l’altro, esistono solo per devastare l’altro, ma senza mai riuscirci, perché l’estinzione di una è l’estinzione di entrambe; allora, s’arrestano prima, quando sono al collo dell’avversario abbattuto, col fiato sospeso indecisi se colpire fatalmente, riflettono, smettono, si accordano.
Il potere è un fatto passeggero, un’altalena di morte senza freni, passa di mano in mano, oscilla da destra a sinistra. Se chi ce l’ha si piega alla sola banale predica dello sterminio, sarà una lotta senza fine a protrarsi nei secoli a venire, condurrà all’estinzione. Io e loro, i buoni e i cattivi, sono legati in un rapporto carnale e maligno, da cui nessuno può fuoriuscire. 1.Una crisi profonda del sistema storico che contrapponeva due schemi antagonisti a caratterizzare gli eventi del continente per almeno due secoli, ora si sfalda, perde orientamento, si uniforma e scade nel delirio omicida. La società occidentale è ostaggio di questa frenesia di sangue, non muove passi in avanti, bloccata com’è dal populismo nocivo. Non sono dell’idea che la maggior parte sia predisposta a questo, all’eterna guerra in ciclo ripetuto, e che neanche la desidera, ma 2.l’Accademia non fornisce loro migliori alternative a ciò, tacciando il fenomeno come becero, ponendosi a un livello di superiorità morale inventata con cui si accredita il bisogno di ignorare le vicende del basso o di banalizzarne la complessità, tentando di tenere a galla i due poli aggregandosi a loro nello spargere veleno occultati da un fittizio nomignolo. La massa, i ragazzi, il medio, questi tutti giacciono privi di punti di riferimento, talento, identificazione ed idee. Spogli di gestione e accettazione delle norme naturali, degli istinti bestiali che prima andavano coordinati e contenuti in norme civili, ora che lo schema cade, cedono ad esse. L’istinto dal fegato li spinge all’aggressione quali cani affamati. E il noi e il loro, il semplice disegno, semplice in negativo connotato, nel senso di mediocre, ignobile, che abbatte una complessità reale con cui i più non possono empatizzare a causa delle mancanze evidenti (che non vogliono colmare, ma a questo ci arriviamo), sfociano nell’interesse di ignorare la vita in quanto vita, ma ridurla ad un ammasso di carne putrida, che se ha bocca ad esprimere parole a me sgradite, merita tortura.
Il noi e il loro. Solo due parti ammalate, minoranze a cui non ci si oppone con alternative, a cui è lasciata voce e presa mediatica sulla maggioranza senza prospettive. Queste continuano a fomentare le voglie della massa sparsa in piazza, ma quelle più ignobili, malate e primordiali. Due filoni del niente, schiavi del consenso, parlano del nulla, se non del violentare. Un vuoto quotidiano di miseria smette, o almeno si acquieta, nel mordere le marce coscienze, se l’umana frustrazione ha il modo di esporsi, fuoriuscire da quei deformati volti storpi. In pratica, le persone acconsentono alla gogna, al sangue, perché dà loro un compenso, 3.la possibilità dello sfogo con poco sforzo e poco rischio. La rete, a tal proposito, ha dato ampio spazio all’Odio e in essa chi non ritrova un senso nel reale si completa di bestemmie verso vite, appunto, che sente avverse e che spera si spezzino quanto prima. Il noi e il loro ha solo la facoltà di appagare i sogni erotici di loro che incitano massacri. Il noi e il loro è distruzione senza un progetto per ricostruire, è ossessione velenosa senza un fine degno e utile. Conduce alla sola eliminazione d’Europa.
Vedere sangue fuoriuscire ha rilevanza nel conscio umano perché ne acquieta la sete di essere che non potrebbe soddisfare in circostanze reali, rifugia nell’anonimato. Se non mi è dato altro che il ferire, ferirò.
Non sono però tanto ottimista da credere che il solo motivo per il quale la massa sguazza nel fango del conflitto “Noi e loro”, è perché, poveri, non gli è dato niente di meglio. Lo accennavo prima. L’incapacità di ingoiare il difficile del reale e cercare la strada breve, biforcata in due sentieri semplici e scegliere chi tra i due vale di più, scontrandosi con l’opposto, è naturale, semplice; mentre, il desiderio di conoscere, informarsi e capire al fine del degno giudizio è cosa da pochi. I più si macchiano di negligenza. Non hanno voglia di capire, e ciò si lega a un fatto, sicuramente, demografico. L’atteggiamento di non curanza nei riguardi dell’oggi è maggiormente presente in chi ha la consapevolezza di aver ancora poco da vivere e con un 4.continente in continuo inarrestabile invecchiamento è ovvio che il sentiero è tracciato. Se lo schema del “Noi e loro” ha retto il loro mondo, il reale degli anziani di oggi, per così tanto, cambiarlo, ridisegnare una nuova maniera di intendere la società e la sua gestione, richiede un sacrificio che l’Europa non è disposta a fare in questo momento. Quindi no. La massa, seppur giace senza maestri, esempi e modelli a cui rifarsi (e in questo ha colpa chi l’educa, chi dovrebbe innovare e si ferma), non è incolpevole, ma va detto a lei di adeguarsi alla responsabilità che gli sta di peso sulle spalle e che l’insistere nel trascurare certi aspetti di verità, ha portato ad infettare tutti col mormo dell’Odio. Per Pigrizia, privilegio, per incuranza, si sceglie il sangue. Il problema è meglio definito se incanalato tutto in un capro espiatorio al modo dei pogrom russi di inizio 900’ quando per scappare dalle colpe del fallimento della guerra giapponese, si diede responsabilità alla popolazione ebraica ivi residente. La complessità del male compattata in un Nemico solo. No, perché oltre ad appagare l’istinto primordiale della caccia, lo schema bipolare “Noi e loro” offre altro gradito compenso ai più: gli permette di oziare ingozzandosi di propaganda, ignorando il lavoro di informazione, richiedente impegno non ben accetto. Riduzione becera da positivismo a credere che i fatti del mondo siano narrati da due parolieri posti uno nell’angolo destro e l’altro al sinistro della stanza, permette lo scrollarsi di dosso le responsabilità in quanto esseri, parti del sociale, a dir “fanno loro” ed io poltrisco nella sporcizia dei vaghi giorni ad andar componendo un’esistenza nulla trascorsa nel degrado dell’ignorare. La massa ha colpa nel concedersi al ribrezzo dello spettacolo disgustoso del “Noi e loro” a cui applaude e a cui poi non resiste nel partecipare quando nota che in esso sopraggiunto il richiamo alle armi, e l’estremo risucchia la Logica, polarizza il dibattito che deteriora. Il numero di umani presi in alta cifra espande la possibilità che questi si muovano per sensazioni di stomaco e non di raziocino. Ovviamente, l’educazione è necessità in società globale e democratica, ma da sola non basta e non basterà. Certo, migliorarla è il fondamentale primo passo; così, anche ad essa voglio scaraventargli addosso il peso dei peccati, perché i pezzi degli errori giacciono distribuiti su un connubio di parti; massa, educazione, istinti ecc. La scolarizzazione e l’informazione non cancellano l’essere e il suo disgustoso fervore, ma può indirizzarne le gesta verso un nuovo concetto di governo che dirotta il consenso degli elettori verso ciò che è dimostrato tecnicamente (in cifre da capire) utile a tutti e non che, al contrario, sia esso dirottato dai capricci di un agglomerato di popoli disorientati, dando loro in pasto, per accontentarli, i due poli, “Noi e Loro”. Per uscire dal bisogno del nemico, dalla pornografia del sangue, serve realizzarsi. Un ultimo richiamo sta proprio sulla Democrazia che poggiando su 5.basi più fragili di sistemi a potere unico ha continuo bisogno di investire risorse, rinunce e lavoro, proprio per non morire affogata nel sangue; ad oggi non sono molto ottimista, osservando e testando la voglia di questi di non essere e di non aver un domani che non sia Odio.
Lo storico panorama che si è andato nei decenni a creare corre troppo per stare al passo, la piazza da social ha esacerbato la rabbia, le ha dato un mezzo per ampliarsi e diffondersi a modo di batterio. È qui che sta la nostra ultima colpa. I 6.mondi virtuali che sono andatosi creando in poco più di un decennio non hanno norme ad oggi. Sono terre inesplorate, e i primi utenti in rete furono conquistadores. Attualmente vanno formandosi le prime colonie umane, ma queste sono goffe, inadeguate, non conoscono il territorio digitale e la sua espansione. Ci sono secoli davanti per esplorare e gestire risorse, imparare a governare al meglio la rete, ma il futuro a lungo andare è fatto di pezzi di oggi e domani che vanno discussi. L’astrazione che provocano fa sì che la coscienza si distacchi dal corpo, che tanto a lungo sta immersa in rete tanto è più probabile che una volta tornati al reale non ne sente più le connessioni e non ne rispetta più le leggi. Il mondo in superficie è diverso da quello immerso online, te ne accorgi facilmente. Una volta tornato su dopo una lunga e continua assenza, la coscienza elabora i dati come fosse ancora dentro e allora un corpo umano appare agli occhi come un utente da eliminare, alcuni freni in intelletto si allentano e l’Odio dal dentro del web si scaraventa fuori.
In molti si catapultano subito su quest’ultima realtà ignorando tutto il resto, seguendo quella tendenza umana a rendere il reale un posto più accogliente possibile, così da camuffare il male tutto e le sue innumerevoli vie nell’ennesima accusa al progresso. Voglio sottolineare che non vi è realtà migliore dell’altra, il reale non è migliore del web, come affermano molti dei più beceri conservatori in giro, ciò è un riflesso coloniale del ragionamento Occidentale odierno di paragone del mio spazio, delle mie regole, della mia cultura, sempre in corrispondenza all’altro inferiore. No, non è denigrazione del web, ma sprono a capirlo, a regolarlo, a viverci dentro, scindendo questa vita da quell’altra. Maturando i mezzi per coordinare un approccio diverso, che elimini prima lo schema di superiorità coloniale a cui siete abituati, da qui si giungerà poi all’accettazione del web in quanto tale, assimilazione del progresso e suo adeguato sfruttamento. La rete non deve diventare l’anarchia degli istinti, dove tutto è concesso. I social oggi sono una fogna, una piazza in Odio che grida alla morte del nemico lacerandosi le corde vocali. I due poli estremi, il “Noi e loro”, destra e sinistra, qui trovano carne da inghiottire, qui si alimentano fomentando rancore. Generazioni intere di giovani europei stanno venendo resi reietti senza capacità. La distrazione fomentata dall’immersione in virtuali vite in sé può essere terapia, fuga, riparo, ma la degenerazione che ne è stata fatta è palese. Non lasciare la rete in mano alla depravazione. Il mio modello conta una consapevolezza di totale boicottaggio dei termini di censura, di superiorità, di presa di coscienza degli schifosi istinti umani e non loro soppressione, ma accettazione; che non sia più un tabù dire che all’essere umano fomenta il macabro e lo scontro; perché continuando a far finta d’essere i buoni contro i cattivi, “Noi e loro”, ci si approccia alla rete, al dibattito, alla politica, inneggiando all’uccisione ed eccitandosi per essa. Rinnegare ingenuamente la depravazione a cui si è costretti in quanto carne porta solo a sprofondare in questa e far sì che le coalizioni fanatiche acquistino seguaci e ne perda la moderazione, lasciando l’Europa in mano alla polarizzazione e alla sua violenza. Siamo in Guerra per la rete.
La situazione si aggrava. Affinché l’Odio collettivo non si espanda, l’individuo deve avere i mezzi per giudicare, informarsi, decidere e modellare il suo talento per non omologarsi alla dottrina che lo brama. Realizzarsi alla sua maniera, libero, affinché non senta il bisogno di gridare, odiare ed imporre. Sono consapevole che anche con tali strumenti a disposizione, molti esseri nascono predisposti alla frustrazione, non saranno mai in pace, ma noi andiamo contendendoci la mediana, perché è su quella forza che l’Europa poggia e sta venendo a mancare sempre più. Non lasciare i ragazzi alla gogna. La violenza attiva il piacere, espandendola rispondiamo a un istinto innato ed assecondandola ne siamo appagati. Una volta sentita l’ebbrezza del sangue, che è immediata e molto più incisiva della soddisfazione tratta dal bene al prossimo, questa fomenta una spirale di delitti senza fine. Per combatterla, occorre definirla e capire in che misura ne siamo afflitti. Affinché non ci si approcci più al mondo dalla prospettiva del “Noi e Loro” e che la rete e il mondo fuori vedano sempre meno settarismo, dottrine ed estremismo, occorre costruire un’alternativa e che il benessere derivante sia più soddisfacente di ogni tragedia procurata e goduta.
Inutile negarlo. Tra le innate voglie umane spicca, particolarmente, il desiderio di opprimere, ciò conduce naturalmente alla resa pornografica del dolore, ed imprecare tribalizzandosi, guardando il nemico disumanizzato contorcersi dal male, eccita.
