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Offuscamento retina, se progresso è solo prodotto
Ci sia un sempre dove il progresso coincida, in presidio, con l’evoluzione tutta, è folle aspettativa. Oggi, più che mai, i due concetti si scindono in parabola d’impoverimento d’essere che fa fronte al nuovo intendere il mercato, distruttivo, in ascesa incontrollata su ogni fronte d’intuizione. Fame di progresso. Scienza anarchica vive, si sedimenta sul concreto
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È tanto grave non conoscersi?
C’è pressione in ogni motivo dedito all’ascesa. Sapersi dispersi, vaganti in stagioni di dannazione, senza mai aver remore, è grande quanto ogni colpa, d’ogni pena subita ed impartita, perché è tanto male non conoscere sfumature d’essere vivi. Che incapaci di dire cosa desiderare, l’essere umano si rassegna in vita statica, posseduta ancora lì al cospetto
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Calca di pensieri, le voci, emicranie
La chiamo melèda, l’accorgersi di causa prossima alle notti passate prive del sapor del ristoro. Ora solo la definisco, non so se il domani mi darà modo di scarnirne i tratti, d’appurare ogni peculiarità sua. Sappi solo che tale melèda è un malanno che tormenta chi mal progredisce, pensa oltre il limite dell’ingegno, trasportandosi in
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Disattenzione, quando diviene insostenibile condanna
Disattenzione su ciascuna miglioria desiderata a volte da un ego che s’avvale di porsi illimitate ascese, sopravvalutandosi in suo dire, stimando, di molto, possibilità proprie. Mi rassegno al canone del non raggiunto, inespresso, perfetto in vetro, ma assente in viva percezione. Vortico evitando il necessario, da me scelto, in stupidità, essendo materia, preferendo il rapido
